Oggi parliamo di un reato che si compie su internet: il Revenge Porn. Di cosa si tratta esattamente? E’ sicuramente un reato particolarmente sgradevole, in quanto vede come vittime principali le donne i cui ex fidanzati – o ex mariti, o comunque soggetti di sesso maschile – pubblicano su internet ‘per vendetta’ alcuni contenuti ‘hot’, prodotti il più delle volte ad insaputa della vittima. Il Revenge Porn, reato che si è andato ad intensificare negli ultimi tempi proprio grazie al grande potere di divulgazione di contenuti che offre oggi il web, può essere per fortuna contrastato con dei nuovi strumenti legislativi che sono stati messi a punto per garantire ai cittadini il diritto alla privacy in rete.
“ Si tratta del nuovo GDPR 2018 – come ci illustrano gli avvocati esperti della Cyber Lex – ovvero il General Data Protection Regulation, e in particolare l’articolo 17 del suddetto GDPR, che aiuta a gestire i dati personali e in special modo quelli che si rivelano essere lesivi per l’immagine e la reputazione del singolo o di aziende”. In questo art. 17 del Nuovo Regolamento europeo GDPR, è specificato che (testualmente): “L’interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei dati personali che lo riguardano senza ingiustificato ritardo e il titolare del trattamento ha l’obbligo di cancellare senza ingiustificato ritardo i dati personali”.
Uno strumento legislativo quindi, in grado di grado di tutelare il cittadino rispetto alla divulgazione di dati e contenuti che lo riguardano e che si rivelano fortemente lesivi per il suo onore e reputazione. Ma oltre questo – che già dà diritto alla cancellazione dei suddetti dati lesivi dai motori di ricerca, e quindi offre la possibilità di avvalersi del Diritto all’Oblio – quali strumenti legislativi ci sono per contrastare anche il Revenge Porn?
“La Commissione di Giustizia in merito alla diffusione del Revenge Porn – proseguono a spiegarci gli avvocati di Cyber Lex – potrebbe introdurre nel codice penale il nuovo art. 612-ter c.p. il cui testo di proposta di Legge dichiara testualmente che: ‘È punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque pubblica nella rete internet, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video privati, comunque acquisiti o detenuti, realizzati in circostanze intime e contenenti immagini sessualmente esplicite, con conseguente diffusione di dati sensibili, con l’intento di causare un danno morale alla persona interessata. La pena è aumentata della metà se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa’”.